Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Lc 2,6 Non dobbiamo mai smettere di esplorare. E alla fine di tutto il nostro esplorare arriveremo là dove abbiamo cominciato e conosceremo quel luogo per la prima volta. T. S. Eliot Se nasci da una terra ad essa appartieni e non c’è cammino che ti porti così lontano da separarti senza possibilità di ritorno. La terra di appartenenza è dove tornano i piedi dei migranti – coloro che un tempo decisero di affrontare la sorte tagliando il deserto – e la sua sete mortale – in terre minori. Nascere nella propria terra è una necessità – così come restituirle la propria polvere dopo aver fatto dono di sé al mondo: quell’impronta sacra e magnifica del piede deve tornare dove il corpo si sollevò verso il cielo e gli occhi videro per la prima volta i sogni di terre lontane. Con i miei più cari auguri per questo Natale R. M.
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Roberto Maggiani
- 24/04/2015 22:52:00
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Grazie Antonio
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Antonio Aiello
- 24/04/2015 22:05:00
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Generalmente se nasci da una terra e, - per un motivo o l’altro- la lasci, hai quasi sempre la possibilità di tornarci, ma, dopo le tue esplorazioni, puoi anche sentire di cominciare ad appartenere di più qualche altra “terra” perché rispecchia in maggior misura ciò che sei diventato o perché ti risulta congeniale… Bella poesia fa venire in mente una poesia che ho apprezzato tanto: “Itaca” di Kavafis…: spiccano le espressioni < coloro che un tempo decisero di affrontare la sorte tagliando il deserto, – e la sua sete mortale –>, <restituirle la propria polvere dopo aver fatto dono di sé al mondo>, <deve tornare dove il corpo si sollevò verso il cielo> …
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Roberto Maggiani
- 02/01/2014 11:04:00
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Grazie anche agli ultimi tre molto graditi commentatori, a loro e a tutti buon 2014.
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Eugenio Nastasi
- 31/12/2013 13:11:00
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Cè nella tua ricerca unansia e insieme una riposata dolcezza di sguardi, la serena consapevolezza che nulla ci appartiene se non questa "terrestrità" dalla quale veniamo magari per spiccare il salto definitivo. Che il nuovo anno ti sia propizio sullonda di questa mobilità.
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Antonio Spagnuolo
- 29/12/2013 20:22:00
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Delicatamente si conferma il vortice della vita , in un soffio che il destino vuole incidere su ogni nostro passo. Versi pregni di una musicalità personale e variegata. Il pathos sospende ogni respiro e traduce la poesia nellansia della rincorsa.
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Fausto Torre
- 24/12/2013 12:08:00
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mi ha toccato la motivazione di questo componimento. Cè una sensibilità profusa che lascia intuire unanima genuina e dolce. Sul testo, la mia riflessione più formale potrebbe cadere su quel tu della prima strofe e sulla sua intensificazione in ti porti e separarti. Credo dia vita a un cappello introduttivo non molto felice, non così invitante, nonostante linvito. Continua un po troppo assertiva, con eccessivo uso di infiniti nella penultima strofe. Nellultima eviterei quel dovere, e darei agli occhi immediatamente di sognare terre lontane.
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Roberto Maggiani
- 24/12/2013 11:39:00
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Grazie carissimi, per la vostra attenta lettura. E ancora buon Natale.
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Gian Piero Stefanoni
- 23/12/2013 18:55:00
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Grazie caro Roberto, di questa tua luce di ritorno, bagliore dorigine e di rinascita.. Sotto un medesimo cielo, dalla nostra , dalla mia piccola nuvola.. Grazie e un augurio caro a te, e alla famiglia LaRecherhe tutta. Gian Piero
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Francesco De Napoli
- 23/12/2013 16:30:00
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Versi toccanti e bellissimi, un armonioso monito damore e umiltà perfettamente in tema con il difficile momento - etico, politico, sociale, economico - che lUmanità sta vivendo. Per lapidaria asciuttezza ed incisiva magistrale capacità di sintesi, sono versi meritevoli dessere a lungo ricordati.
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Cristiana Fischer
- 23/12/2013 11:08:00
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è forte questo richiamo al "tornare", contrapposto a un segno di "andare" o di "essere da sempre", due movimenti (spirituali) piuttosto imperativi nella nostra epoca!
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Paolo Ottaviani
- 22/12/2013 15:59:00
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L’andamento lento, quasi solenne di questi versi - molto vicini, per architettura e realizzazione, ad una prosa poetica di qualità - conferisce al brano, tutto drammaticamente immerso nell’attualità e nel contempo quasi metastorico, un’interna, autonoma tensione gnomica e profetica che avrebbe potuto spogliarsi, senza arrecare alcun danno e forse persino esaltando la fremente nudità testo, delle due pur bellissime epigrafi.
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Anna Maria Vanalesti
- 22/12/2013 15:50:00
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E così Roberto,ognuno di noi torna alla terra in cui è nato, se non fisicamente, con lanima e con tutti i suoi pensieri e lì trova lapprodo definitivo, limpronta di cui tu parli che gli corrisponde perfettamente, il luogo dove, per la prima volta, si è sollevato verso il cielo(bellissimo verso!). Queste cose le sa un poeta come te ed è grande dono di Natale farle partecipi agli altri. Un abbraccio e tanti auguri Roberto caro!
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michela castellazzo
- 22/12/2013 15:30:00
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Grazie Roberto, bella e illuminante!
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Amina Narimi
- 22/12/2013 14:38:00
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"appartenenza" una parole quasi trasparente per la sua Sacralità, la vicinanza a quel piccoloUomo che genera Dio nel ritorno alla Terra, alla casa sul pozzo che come la prima volta ci accoglie, cincontra, dopo lungo viaggiare. A quella casa del parto torniamo costruendo intorno allimpronta il ricordo degli occhi che han visto il deserto, la carovana di sete; disegneremo grappoli ai muri dei luoghi vissuti di violenza e damore, coloreremo i Nomi degli amici dispersi, quelli che non sono arrivati a quel pozzo, i nomi e non i numeri degli annegati; lasceremo nel nostro giardino la fenditura per lacqua dove mettere i piedi per bagnarli nelle ferite vissute; e nellacqua che corre a quel mare deporremo la culla del BambinoGesu, perché non smetteremo mai di esplorare Grazie Roberto per questa Poesia di Speranza, di vicinanza e di Auguri Auguri a tutti voi che ci fate sentire sempre attorno a quel pozzo. Buon Natale
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Roberto Maggiani
- 22/12/2013 14:25:00
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Care amiche e cari amici, vi ringrazio per la vostra lettura e anche per i vostri commenti a segno del vostro passaggio da queste parti. Come ho già potuto raccontare a qualcuno, laltro giorno stavo leggendo un articolo sul National Geographic, intitolato "Il viaggio più lungo", mi ha molto colpito unimmagine, al tempo stesso tremenda e serena. Un uomo nero morto tra le rocce di un deserto, quasi scarnificato, le sue ossa bianche; ma non faceva impressione, la foto rivelava una grande dignità di quei resti, erano puliti nella sera in cui erano ritratti, dopo il grande sole del deserto. Quelluomo tentava di raggiungere il mare, ce laveva quasi fatta, dopo un lungo viaggio, era a soli 5 km; se fosse un tentativo di migrazione o di ritorno non saprei dirlo, comunque sia, egli si trovava su un sentiero tracciato dai nostri antenati, coloro che decine di migliaia di anni fa iniziarono a muoversi fuori dallAfrica spinti da quellistinto che ci accompagna dal nostro primo apparire sulla Terra quasi 200.000 anni fa, listinto allesplorazione, listinto a conoscere, a muoversi sempre un po più in là, alla conquista del mondo, lo stesso istinto che adesso ci porta verso gli altri pianeti, un istinto che non verrà mai meno. Insomma, da lì sono partito, affascinato e amareggiato dal percorso che tanti di noi stanno facendo ancora dalle terre africane; affascinato dalla forza delle nostre origini che, per quanto possiamo essere andati lontano, ci richiamano a loro ridonandoci ciò che siamo realmente, la nostra terra; affascinato dal bambino Gesù, dal suo venire qui, per poi tornare nella sua terra, forse per dirci che abbiamo una terra comune che cè una fratellanza tra tutti noi, che non ci sono barriere; forse è venuto a ricordarci la nostra storia, quella che parte da un punto del tempo e dello spazio che si chiama Africa, da dove il genere Homo ha avuto inizio nel seno di una Eva mitocondriale e di un Adamo cromosomico. Buon Natale. Un abbraccio, a stasera. Roberto
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Meth Sambiase
- 22/12/2013 11:15:00
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Per noi che viviamo questi anni fra le radici di una terra che amiamo e questi arrivi di nuovi uomini che viaggiano per trovare una terra su cui mettere radici di pace, sia anche la poesia a ricordarci che lamore è il cuore del mondo, non altro. Una nuova Ode alla pace, un nuovo ritorno agli uomini (e alle donne) di buona volontà. E grazie Roberto, e auguri a tutti voi. Un abbraccio. Meth
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Maria Musik
- 22/12/2013 09:00:00
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Nascere, andare, tornare, lasciare limpronta, restituire la propria polvere ... Penso a quanti fra noi nascono destinati al deserto, alla non appartenenza, allimpossibilità di lasciare unimpronta ché vento e tempeste di sabbia sempre le cancellano, insieme alle vie del ritorno. I tuoi versi mi trasmettono qualcosa di magnifico e, al tempo stesso, spaventoso. Non era il tuo intento ma è così che, ora, li sento.
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Cristina Bizzarri
- 22/12/2013 00:51:00
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Anche il Natale è un ritorno a noi stessi, ai nostri affetti e a quello che davvero siamo fin dallorigine - quel Bambino che nasce è il nostro Bambino, quello che siamo davvero nella nostra Essenza. Auguri e grazie della tua presenza e del tuo essere Bambino!
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Marco G.Maggi
- 22/12/2013 00:50:00
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Splendida. In particolare quel "dopo aver fatto dono di se al mondo" e la sacralità dellimpronta. Chiunque abbia provato il sentimento di lontananza dalle proprie radici può sentire la lucentezza di questa poesia, così intensa, eppure pacata, serena, allo stesso tempo. Ricambio gli auguri
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Giovanni Baldaccini
- 22/12/2013 00:39:00
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Ciao Roberto, quando sarà torneremo tutti. Per ora ci incontriamo qui dove ricambio gli auguri, a nome mio e di Luciana. Un abbraccio, e a presto.
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Lorena Turri
- 21/12/2013 22:41:00
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Quasi Omerica!
Grazie, Roberto. Felice Natale.
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annamaria ferramosca
- 21/12/2013 22:13:00
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nasciamo e apparteniamo alla terra tutta. ne sentiamo la vita e la famiglia larga ovunque. anche se è naturale e insito nella natura umana voler tornare nel luogo dove abbiamo visto la luce, nel cerchio della prima crescita, per lasciarvi la nostra polvere. è questa suggestione del riequilibrio tra nascita e morte, erranza e ritorno, che fa prezioso questo testo. buon natale , Roberto. buona rinascita a tutti voi che leggete, Annamaria Ferramosca
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Leopoldo Attolico
- 21/12/2013 22:10:00
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Caro Roberto , le cose migliori che ti conosco si sono sempre occupate dellAltro , del Mondo . Qui ti confermi con il linguaggio che ti è congeniale , segnatamente intriso di quellumanità che ti fa onore ( e lo dico senza enfasi ). Un abbraccio e Buon Natale ! leopoldo -
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Paola
- 21/12/2013 21:42:00
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... dono di sé al mondo... che bella immagine!!!!! Riempie lanima!!!! Grazie e tanti auguri anche a te!!!!!
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Guglielmo Peralta
- 21/12/2013 21:03:00
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La terra natale è fortemente presente nella mente e nel cuore di chi è costretto ad abbandonarla per vari motivi. Tornarvi dopo tantissimo tempo è andare alla ricerca delle proprie radici, dei luoghi mitici dellinfanzia. E "ritrovare" il tempo perduto attraverso lamato suolo, facendo di esso un percorso della memoria. E in questa rivisitazione i luoghi dell’infanzia mutano le loro forme, si caricano di simboli, perdono la loro oggettività e si fanno carne e sangue, pensiero struggente, febbre che attanaglia il corpo e l’anima. Attraverso i ricordi che essi suscitano "vivono" una seconda esistenza. Diventano sguardo e coscienza di chi torna a visitarli e, unificati in un paesaggio indivisibile, finiscono per essere un “organismo” che vive e respira dentro di lui. Scrive Pavese nel racconto intitolato “La langa”: «[…] ero io stesso il mio paese […] il mio sangue, le mie ossa, il mio respiro, tutto era fatto di quella sostanza e oltre me e quella terra non esisteva nulla». In questa identificazione col paese natale si rivela la dimensione mitica. Sì, Roberto, "Nascere nella propria terra è una necessità". Non si nasce per caso nella propria terra. È la terra che sceglie i suoi figli! Per questo essa ci è madre e ci è necessaria.
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Gianfranco Isetta
- 21/12/2013 20:15:00
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Bellissimo testo, grazie e auguri!
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wolf
- 21/12/2013 19:58:00
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Caro Roberto, grazie per questi versi al tempo stesso così sinceri e suggestivi!
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Franca Alaimo
- 21/12/2013 19:24:00
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Le citazioni sono tratte da Luca ed Eliot: levangelista narra linizio della vita e il poeta la sua fine, in entrambi cè il tema dell ritorno alla propria terra dorigine, poiché anche per la famigliola santa fu necessario farlo in occasione del censimento voluto dallimperatore Augusto. Già grazie a queste citazioni, la poesia di Roberto assume un profondo significato metaforico che ci riguarda tutti. La patria può intendersi come quella geografica (e allora le radici etniche e culturali divengono così necessarie che nessuno può dimenticarle anche dopo anni di lontananza), ma anche come quella metafisica ( la vita è come attraversare il deserto per raggiungere, dopo la morte, lEden che lasciammo) o psichica ( ritrovare il proprio sé è il viaggio più importante e difficile che coincide con tutto larco dellesistenza). Però immagino che loccasione per la scrittura di questo testo sia stata data ancora una volta dal destino affannoso dei migranti costretti a lasciare la loro terra e sempre anelanti a ritornarvi ( e qui si aprirebbe un complicato discorso politico-economico), e che, dunque, questi versi debbano leggersi come una continuazione del discorso già iniziato con la poesia precedentemente pubblicata. Questo per quanto riguarda i messaggi e le riflessioni suscitate dalla lettura di questa poesia, che mi ha anche sorpresa dal punto di vista stilistico, perché Roberto sembra abbandonare quella modalità quasi "geometrica" di dare voce alle proprie emozioni ed abbandonarvisi toccando punte liriche notevoli.
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paolo polvani
- 21/12/2013 19:21:00
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Molto bella Roberto, per la sua attualità, per le riflessioni che suggerisce, per la compiutezza della resa; apprezzati soprattutto questi versi:
coloro che un tempo decisero
di affrontare la sorte tagliando il deserto
– e la sua sete mortale –
in terre minori.-
Complimenti! e auguri :-)
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Alessandra Ponticelli Conti
- 21/12/2013 18:37:00
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Che meraviglia! Tanti auguri di buon Natale Alessandra
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Lorenzo Mullon
- 21/12/2013 18:27:00
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Proprio nel momento in cui sto ritornando spesso alla mia, dopo anni di assenza, anche se non so proprio a quale terra appartengo, se è terra o il niente sotto la polvere. Un saluto carico di natali imprecisabili
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Loredana Savelli
- 21/12/2013 18:14:00
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Onorata di leggerla tra i primi, ha il tono pacato e sicuro di un patriarca, uno che è tornato, che ce lha fatta e tuttavia non può dimenticare i compagni di viaggio, dei quali, magari, alcuni, tagliando il deserto - e la sua sete mortale - " si sono persi nellinappartenenza. Molto bella e natalizia nella misura in cui celebra il nascere e il ri-nascere nella propria terra che sarebbe la condizione umana, ciò da cui si parte.
Ciao!!
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